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 IN COPERTINA

Crescere bene i figli nell’era del “prima io!”

Crescere bene i figli nell’era del “prima io!”

OGNI giorno si presentano numerose occasioni per fare qualcosa di gentile per gli altri. A quanto sembra, però, molti pensano solo a se stessi, e non è difficile rendersene conto. Si pensi alla sfacciataggine con cui alcuni frodano il prossimo, all’aggressività con cui guidano, al linguaggio volgare che usano e alla facilità con cui perdono la pazienza.

La mentalità del “prima io” regna anche in molte case. Alcuni, ad esempio, divorziano solo perché uno dei coniugi pensa di meritare di meglio. Perfino alcuni genitori possono inconsapevolmente favorire questa mentalità. Come? Assecondando ogni capriccio dei figli ed esitando a impartire una qualsiasi forma di disciplina.

Ci sono invece molti genitori che ottengono grandi risultati insegnando ai figli a mettere gli altri prima di sé. I bambini premurosi hanno maggiori probabilità di farsi degli amici e di stringere relazioni stabili. Hanno anche maggiori probabilità di essere felici. Perché? Perché, come dice la Bibbia, “c’è più felicità nel dare che nel ricevere” (Atti 20:35).

Se siete genitori, come potete aiutare i vostri figli a vedere i risultati della gentilezza e a non farsi contagiare da una società dove tutti pensano solo a se stessi? Prendiamo in esame tre pericoli che potrebbero far nascere nei vostri figli un atteggiamento egoista e vediamo come evitarli.

 1 Troppe lodi

Il problema. Dalle ricerche è emersa una tendenza allarmante: molti giovani adulti entrano nel mondo del lavoro con la convinzione di avere diritto a tutto, atteggiamento che li porta ad aspettarsi il successo anche se hanno fatto poco o nulla per conquistarselo. Alcuni suppongono che otterranno subito delle promozioni senza avere neppure imparato a far bene il loro lavoro. Altri sono convinti di essere speciali e di meritare un trattamento di favore, ma poi si avviliscono quando si accorgono che il resto del mondo non la pensa allo stesso modo.

Cosa c’è dietro. Questo problema a volte si può ricondurre all’educazione ricevuta. Per esempio alcuni genitori si sono lasciati influenzare troppo dal movimento per l’autostima, che ha avuto un largo seguito negli ultimi decenni. Le idee su cui si basa sembravano credibili: se poche lodi fanno bene, tante lodi fanno meglio. D’altra parte, si diceva, qualsiasi parola o gesto di disapprovazione nei confronti di un bambino non avrebbe fatto altro che scoraggiarlo. E questo, in un mondo impegnato ad accrescere l’autostima, era ciò che avrebbe fatto solo un genitore irresponsabile. Non bisogna mai far sentire demoralizzati i bambini, o per lo meno questo è ciò che veniva detto ai genitori.

Molti hanno iniziato così a ricoprire i loro figli di lodi, anche quando questi non facevano nulla per meritarle. Ogni risultato, per quanto piccolo, veniva osannato; ogni errore, per quanto grande, veniva trascurato. Quei genitori credevano che il segreto per accrescere l’autostima dei figli fosse ignorare i loro sbagli e lodarli per tutto il resto. Far sì che i bambini si sentissero bene con se stessi era diventato più importante che insegnare loro a fare qualcosa che li avrebbe veramente fatti sentire bene.

Cosa dice la Bibbia. La Bibbia riconosce che è appropriato rivolgere delle lodi quando sono meritate (Matteo 25:19-21). Ma lodare un bambino solo per farlo sentire bene può produrre in lui un’opinione distorta di sé. La Bibbia dice infatti: “Se qualcuno pensa di essere qualcosa quando non è nulla, inganna la propria mente” (Galati 6:3). A ragione la Bibbia dice ai genitori: “Non risparmiare al fanciullo la correzione” (Proverbi 23:13, CEI). *

Cosa potete fare. Prefiggetevi l’obiettivo di impartire la correzione quando è necessaria e di rivolgere lodi quando sono effettivamente meritate. Non lodate i vostri figli solo per farli sentire bene. Probabilmente non funzionerebbe. “La vera sicurezza risulta dall’affinamento dei propri talenti e dall’apprendimento”, dice un libro, “non dal sentirsi dire che si è grandi solo perché siamo al mondo”. *

“Dico a ciascuno di voi di non sopravvalutarsi, ma di valutarsi invece nel modo giusto” (Romani 12:3, Parola del Signore)

 2 Iperprotettività

Il problema. Molti giovani adulti che entrano nel mercato del lavoro sembrano impreparati a far fronte alle difficoltà. Alcuni rimangono sconvolti davanti alle critiche più insignificanti. Altri sono schizzinosi e accettano un lavoro solo se soddisfa le loro elevate aspettative. Per esempio, il dott. Joseph Allen parla in un suo libro di un giovane che durante un colloquio di lavoro gli ha detto: “Ho l’impressione che a volte certi aspetti del lavoro siano un po’ noiosi, e io non voglio annoiarmi”. Il dott. Allen scrive: “A quanto pare, non si rendeva conto che in tutti i lavori ci sono degli aspetti noiosi. Come si fa ad arrivare a ventitré anni senza saperlo?” (Escaping the Endless Adolescence).

Cosa c’è dietro. Negli ultimi decenni molti genitori si sono sentiti in dovere di proteggere i loro figli da qualsiasi tipo di difficoltà. La figlia prende un brutto voto, e loro vanno dall’insegnante chiedendo di alzarglielo. Il figlio prende una multa, e loro gliela pagano. Una storia d’amore finisce male, e loro danno tutta la colpa all’altra persona.

Anche se è naturale voler proteggere i propri figli, il genitore iperprotettivo può trasmettere un messaggio sbagliato, e cioè che non occorre che si assumano la responsabilità delle loro azioni. “Invece di imparare che possono superare il dolore e le delusioni, e trarne anche una lezione”, dice un libro, “[questi] figli diventano estremamente egocentrici, convinti che il mondo e i genitori debbano loro qualcosa” (Positive Discipline for Teenagers).

Cosa dice la Bibbia. Le difficoltà fanno parte della vita. In effetti la Bibbia dice: “Il tempo e l’avvenimento imprevisto capitano a tutti” (Ecclesiaste 9:11). Questo vale anche per le brave persone. Ad esempio, l’apostolo cristiano Paolo sopportò avversità di ogni tipo nel corso del suo ministero. Ma affrontarle ebbe anche dei risvolti positivi. Infatti scrisse: “Ho imparato, in qualsiasi circostanza mi trovi, ad essere autosufficiente. [...] Ho imparato il segreto sia di essere sazio che di avere fame, sia di avere abbondanza che di essere nel bisogno” (Filippesi 4:11, 12).

Cosa potete fare. Tenendo conto del grado di maturità dei vostri figli, sforzatevi di seguire questo principio biblico: “Ciascuno porterà il proprio carico” (Galati 6:5). Vostro figlio ha preso una multa? Forse la cosa migliore è che sia lui a pagarla con i soldi della paghetta o dello stipendio. Vostra figlia ha preso un brutto voto? Magari capirà che la prossima volta dovrà prepararsi meglio. Vostro figlio ha avuto una delusione sentimentale? Consolatelo, ma al momento appropriato incoraggiatelo a porsi delle domande del tipo: “Sono venuti a galla aspetti in cui ho ancora bisogno di crescere?” I figli che risolvono i loro problemi diventano più forti e sicuri, qualità che rischiano di non sviluppare se qualcuno corre sempre in loro aiuto.

“Ciascuno provi qual è la propria opera, e allora avrà motivo d’esultanza” (Galati 6:4)

 3 Troppe cose materiali

Il problema. Nel corso di un sondaggio, l’81 per cento dei giovani adulti intervistati ha detto che per la loro generazione la cosa più importante è diventare ricchi; aiutare gli altri è stata invece la risposta di una percentuale estremamente bassa. Ma cercare di diventare ricchi non dà la felicità. Anzi, le ricerche indicano che quelli che pensano soprattutto alle cose materiali sono meno felici e più depressi. In questi si riscontra anche una percentuale più alta di problemi fisici e mentali.

Cosa c’è dietro. Certi bambini crescono in famiglie in cui il benessere materiale è la cosa più importante. “I genitori vogliono che i loro figli siano felici, e i figli vogliono un sacco di cose”, dice un libro. “Così i genitori gliele comprano, e i figli sono felici. Non per molto però. Presto ne vorranno delle altre” (The Narcissism Epidemic).

Ovviamente l’industria pubblicitaria ha sfruttato al massimo questa corsa al consumo, promuovendo idee secondo cui l’individuo merita il meglio. Questo messaggio ha riscosso enormi consensi tra molti giovani adulti, che ora sono nei debiti fino al collo e non riescono a pagare le cose che “meritano”.

Cosa dice la Bibbia. La Bibbia riconosce che il denaro è necessario (Ecclesiaste 7:12). Nello stesso tempo avverte che “l’amore del denaro è la radice di ogni sorta di cose dannose”, e aggiunge: “Correndo dietro a questo amore alcuni [...] si sono del tutto feriti con molte pene” (1 Timoteo 6:10). La Bibbia ci incoraggia non a ricercare le ricchezze materiali, ma ad accontentarci delle cose essenziali (1 Timoteo 6:7, 8).

“Quelli che hanno determinato di arricchire cadono in tentazione e in un laccio e in molti desideri insensati e dannosi” (1 Timoteo 6:9)

Cosa potete fare. Se siete genitori, chiedetevi come considerate il denaro e le cose che permette di comprare. Ricordate quali sono le vostre priorità e aiutate i vostri figli a fare altrettanto. Il libro The Narcissism Epidemic, menzionato sopra, dà questo suggerimento: “Genitori e figli possono parlare di argomenti come: ‘Quand’è una buona idea comprare articoli in offerta? Quando non lo è?’, ‘Cos’è un tasso di interesse?’, ‘Avete mai comprato qualcosa perché qualcun altro vi ha detto di farlo?’”

Fate attenzione a non usare le cose materiali per evitare di pensare ai problemi familiari. “È risaputo che i beni materiali non possono far dimenticare i problemi”, dice un libro. “I problemi vanno affrontati con riflessione, discernimento ed empatia, non con scarpe e borsette” (The Price of Privilege).

^ par. 11 La Bibbia non incoraggia i maltrattamenti fisici o emotivi sui bambini (Efesini 4:29, 31; 6:4). Per un genitore l’obiettivo della correzione dovrebbe essere quello di insegnare qualcosa, non di sfogare la propria ira.

^ par. 12 Jean M. Twenge, Generation Me, trad. di Anita Maria Mazzoli, Excelsior 1881, Milano, 2007, p. 92.